Il progetto “Ricerca per crescere” prevede quattro fasi.
- La conferma dell’infezione da Cmv nella gestante. Tale diagnosi avviene mediante un semplice esame del sangue e delle urine.
- Verifica ecografica delle eventuali complicanze sul feto nei casi di infezione confermata. Nel sospetto di un danno esistente, viene offerta anche la risonanza magnetica nucleare fetale, da eseguire all’Itab dell’Università di Chieti.
- Se la gestante lo richiede, si passa poi alla verifica del raggiungimento del feto da parte del Cmv, analizzando il liquido amniotico ed eventualmente il sangue fetale, mediante amniocentesi e cordocentesi. L’amniocentesi è eseguita presso il reparto di Ginecologia di Pescara, la cordocentesi presso la Clinica Ginecologica dell’Università di Chieti. Il passaggio del Cmv da madre a feto avviene infatti solo nel 30-40 per cento delle gestanti infette. La verifica, comunque, non è obbligatoria per accedere al trattamento: chiunque volesse procedere all’infusione delle immunoglobuline senza queste procedure diagnostiche, piuttosto invasive per il feto (0.2-1 per cento di aborto indotto) ha piena facoltà di farlo, e la diagnosi rimane ecografica o mediante risonanza magnetica nucleare.
- Assegnazione di un protocollo di cura per la singola gestante, con uno dei due tipi di immunoglobuline in sperimentazione. Di norma, la somministrazione delle immunoglobuline viene effettuata ogni 15-30 giorni fino alla certezza di una piena protezione fetale. Infine, dopo il parto, si procede all’osservazione dei nuovi nati per un anno, presso centri specializzati. Alla fine dello studio si procederà all’analisi dei risultati ed alla verifica della bontà dell’ipotesi di sperimentazione.
Sarà cura della Fondazione curare la diffusione del progetto e dei suoi risultati.